Oggi, in occasione dell’8 marzo, volevo scrivere qualcosa su questa festa, sulla mimosa e su Teresa Mattei, l’ultima delle grandi donne della Resistenza che fecero parte dell’Assemblea Costituente, in totale 21 “madri” costituenti. Questo articolo de Il Post mi ha evitato la fatica della ricerca e della elaborazione di un testo.
Non mi resta quindi altro da fare che ringraziare l’anonimo giornalista della testata online e concludere che la mimosa è il “fiore della partigiana”.
PERCHÉ L’8 MARZO SI REGALANO LE MIMOSE
Il Post, 8 marzo 2015
L’8 marzo, per la Giornata Internazionale della donna, si regalano le mimose (il cui nome scientifico è acacia dealbata). È una tradizione oramai piuttosto diffusa, e fin dalla mattina dell’8 marzo si vedono dozzine di mazzi di mimose esposti in tutti i fiorai o venduti agli incroci dai venditori ambulanti. Esistono versioni molto romantiche e fantasiose sul perché si regali proprio la mimosa per la festa della donna, ma molte sono invenzioni e non hanno alcun fondamento di verità.
La tradizione di regalare mimose è solo italiana, anche se in moltissimi paesi è tradizioni regalare fiori alle donne l’8 marzo. Fino agli anni Settanta, l’8 marzo è sempre stato considerato una festa di sinistra, strettamente legata al partito socialista: per questa ragione durante i vent’anni di regime fascista la festa della donna non fu mai particolarmente considerata o celebrata (il partito socialista era illegale all’epoca). Nel 1946, appena finita la guerra, si festeggiò l’8 marzo per la prima volta in maniera più o meno “ufficiale”, anche se la Democrazia Cristiana era piuttosto ostile alle celebrazioni.
Teresa Mattei
Secondo i racconti dell’epoca, si voleva usare come fiore simbolo della festa la violetta, un fiore con una lunga tradizione nella sinistra europea: uno dei sostenitori di questa idea era il vice-segretario del Partito Comunista Luigi Longo. Alcune dirigenti del Partito Comunista però si opposero: la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. L’Italia era appena uscita dalla guerra e molti si trovavano in condizioni economiche precarie e avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi le violette. Tra loro c’era Teresa Mattei, una ex partigiana che negli anni successivi avrebbe continuato a battersi per i diritti delle donne. Di lei è diventato leggendario uno scambio che ebbe con un deputato liberale a proposito della parità tra uomini e donne all’interno della magistratura: «Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?», chiese il deputato. E lei rispose: «Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese».
Mattei, insieme a Rita Montagnana e Teresa Noce, propose di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che era facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa. Anni dopo, in un’intervista Mattei disse: «La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente». Anche se la festa della donna non divenne una ricorrenza popolare fino agli anni Settanta, la tradizione della mimosa ebbe successo e si mantiene ancora oggi. Come disse Mattei, morta nel 2013 a 92 anni: «Quando nel giorno della festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano».
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