Franco Astengo su Il pane e le rose (2 giugno 2015) analizza l’andamento del voto alle regionali del 31 maggio in Liguria.
Numeri alla mano fa un quadro impietoso degli errori del Pd e del distacco dei cittadini dalla politica regionale e nazionale.
Da domani, dovremo tutti metterci al lavoro per recuperare il rapporto di fiducia fra cittadini e istituzioni – perché di questo si tratta, non della simpatia per un partito piuttosto che un altro -, base fondativa della democrazia. Ovviamente, non possiamo non considerare che ci troviamo di fronte a una situazione complessa, ma mi pare fondamentale rilevare ancora una volta come uno dei mali, se non il principale, sia la forzatura in senso maggioritario di tutti i sistemi elettorali. La storia italiana non è la storia americana e basterebbe leggere I Quaderni di Gramsci per averne una dettagliatissima spiegazione. La legge elettorale regionale, oltre ad essere particolarmente farraginosa, è anche obsoleta: è una legge proporzionale in senso maggioritario che ha dato i suoi frutti quando si presentavano al voto due coalizioni. Poi è arrivato il Movimento 5 Stelle e ha sparigliato tutto. E il cittadino è disorientato.
Un altro ramo di analisi che dovrà prima o poi essere affrontato (in realtà già lo facciamo, ma non riusciamo a venirne a capo) è quello della tendenza frazionista della sinistra. Il progetto Rete a Sinistra, seppur snaturato rispetto alla sua impostazione originaria, ha affrontato le elezioni in maniera tardiva, con alcune pecche organizzative, ma alla fine ha dimostrato che la sinistra unita ha ampi spazi di manovra politica. Si tratta di non disperdere questo “tesoretto” di voti e di incrementarlo in vista delle prossime tornate elettorali.
Franco Astengo, Il pane e le rose, 2 giugno 2015
L’esito del voto del 31 Maggio in Liguria ha scatenato, anche e soprattutto a livello nazionale, una ridda di polemiche rivolte essenzialmente al ruolo dei cosiddetti “scissionisti” del PD, autori di un’esiziale divisione “a sinistra” (doppie virgolette).
Non è così e provo a riassumere schematicamente per punti alcune argomentazioni che mi paiono inoppugnabili perché assolutamente confermata dalla lettura dei numeri.
1) Le elettrici e gli elettori liguri hanno, prima di tutto, bocciato il governo uscente della Regione. Nel 2010 Claudio Burlando fu eletto con 424.644 voti. Cinque anni dopo la candidata del PD, perfetta espressione della continuità con la Giunta uscente avendone fatto parte addirittura, nella terra delle alluvioni, con la responsabilità della Protezione Civile (con tanto di indagine penale) è arrivata a 183.272 voti. Una flessione, quindi, di 241.372 suffragi;
2) Le elettrici e gli elettori liguri hanno seccamente bocciato l’operato di governo del PD di Renzi. Nel 2014, infatti, nell’occasione delle elezioni europee il PD raccolse 323.728 voti. Domenica scorsa il risultato si è contratto a 183.257. Una flessione di 140.741 voti (comunque 100.000 in meno rispetto alla perdita della Paita da Burlando: a dimostrazione della debolezza della candidatura. Errore esiziale in tempi nei quali si cerca di imporre la personalizzazione della politica.)
3) Le elettrici e gli elettori liguri hanno bocciato anche l’intero quadro politico. In 12 Mesi (rispetto a un numero sostanzialmente inalterato di iscritti nelle liste: soltanto 20.000 in più) il totale dei voti validi è sceso da 776.812 a 657.337, con una perdita di 119.475 espressioni di voto
4) Anche il Movimento 5 Stelle, in 12 mesi, ha fatto registrare una notevole flessione passando da 201.617 voti (2014) a 120.219 (2015). Un meno 81.398 suffragi
5) La presenza di forze alla “sinistra” (sempre doppie virgolette) del PD c’è sempre stata. La Lista Tsipras nel 2014 raccolse 35.102 voti e i Verdi 7.155. Oggi le due liste di appoggio alla candidatura Pastorino hanno ottenuto complessivamente 35.593 voti, in flessione anch’esse. Pastorino come candidato Presidente ha ottenuto 61.988 voti. Nel 2010 IDV, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, SeL e Verdi ottennero complessivamente 119.216 voti. Soltanto che all’epoca la spocchia della “vocazione maggioritaria” era tramontata e tutti questi soggetti facevano parte della coalizione di Burlando;
6) La vittoria di Toti è stata ottenuta in “discesa” anche piuttosto ripida. Nel 2010, infatti, Biasotti perse ottenendo 389.132 voti guidando uno schieramento identico a quello del 2015: con centrodestra e destra unite. Il “consigliere politico” di Forza Italia invece, ha vinto, con 226.710 voti. Un calo di 162.422 voti. Per la cronaca, rispetto al 2010, ha perso voti anche la tanto celebrata Lega Nord che realizzò allora un bottino di 76.265 voti mentre il 31 Maggio ne ha avuto 68.286, con una flessione di 7.979 voti
7) In realtà, e per concludere, le elezioni in Liguria sono state decise dall’astensionismo. Nel 2010 vi furono, per le candidature a Presidente, 813.716 espressioni di voto; domenica scorsa ridotte a 657.337 (meno 156.379).
[…] ho già parlato in un alcuni post precedenti (Elezioni in Liguria: dove sono andati i voti del Pd, Elezioni regionali 2015: una sintetica analisi del voto in Liguria, Una sconfitta che riapre i giochi), per cui non ritorno sull’argomento. E con questo post […]
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