I politici di oggi usano, forse inconsciamente, questi due stratagemmi molto spessi.
Stratagemma n.28
Questo stratagemma lo si può adoperare principalmente quando persone colte disputano davanti ad ascoltatori incolti, Quando non si dispone di alcun argumentum ad rem e nemmeno di uno ad hominem, allora se ne fa uno ad auditores, cioè si avanza un’obiezione non valida, di cui però solo un esperto vede l’inconsistenza: ma, mentre l’avversario è un esperto, tali non sono gli ascoltatori. Ai loro occhi egli viene dunque battuto, tanto più se la nostra obiezione riesce a porre in una luce ridicola la sua affermazione. A ridere la gente è subito pronta, e quelli che ridono li si ha dalla propria parte. Per mostrare che l’obiezione è nulla, l’avversario dovrebbe inoltrarsi in una lunga discussione e risalire ai principi della scienza, o cose del genere: ma se lo fa, non trova facilmente ascolto.
Esempio
L’avversario dice: nella formazione della crosta rocciosa archeana, la massa dalla quale si cristallizzò il granito e tutta la roccia restante era liquida a causa del calore, cioè fusa: il calore doveva essere di circa 200° R: la massa si cristallizzò sotto la superficie del mare che la copriva. Noi avanziamo l’argomentum ad auditores che a quella temperatura, anzi, assai prima, a 80° R, il mare si sarebbe volatilizzato da un bel pezzo e aleggerebbe sotto forma di vapore. Gli ascoltatori ridono. Per batterci egli dovrebbe mostrare che il punto di ebollizione non dipende solo dal grado di calore, ma altresì dalla pressione atmosferica, e questa, non appena circa la metà dell’acqua del mare è evaporata, è cresciuta al punto che neppure a 200° R ha luogo l’ebollizione. Ma egli non riesce a dimostrarlo giacché per chi non sa nulla di fisica sarebbe necessario un intero trattato.
Stratagemma n. 29
Se ci si accorge di venire battuti (vedere lo stratagemma n. 18), allora si fa una diversione, cioè si comincia d’un tratto con qualcosa di totalmente diverso, come se fosse pertinente alla questione e costituisse un argomento contro l’avversario. Questo avviene con un certo ritegno se la diversione riguarda ancora in generale il thema questionis; sfacciatamente se riguarda solo l’avversario e non parla affatto della cosa in questione.
Per esempio, io lodavo il fatto che in Cina non esiste nobiltà ereditaria e gli uffici vengono assegnati solo in seguito a examina. Il mio avversario affermò che il sapere non prepara a esercitare uffici più dei privilegi di nascita (che egli teneva in qualche considerazione). Ma gli andò storta. Subito fece una diversione, dicendo che in Cina tutti i ceti vengono castigati con la punizione corporale, e mise questo in relazione con il molto bere tè, rimproverando ai Cinesi l’una e l’altra cosa. Ora, chi s’impelagasse senz’altro in tutto questo, si sarebbe lasciato sviare e quindi si sarebbe lasciato sfuggire di mano la vittoria già raggiunta.
La diversione è sfacciata quando abbandona completamente la cosa in questione e attacca circa così: «Sì, e del resto anche lei affermava di recente ecc.». Rientra infatti in una certa misura, nel «diventare offensivi», di cui si parlerà nell’ultimo stratagemma. Considerata in senso stretto, la diversione è un grado intermedio fra l’argumentum ad personam, di cui si discuterà appunto nell’ultimo stratagemma, e l’argumentum ad hominem.
Quanto questo stratagemma sia per così dire innato, lo mostra ogni lite fra gente comune: infatti, se uno avanza all’altro rimproveri personali, questi risponde non già confutandoli, ma muovendo lui rimproveri personali al al primo, lasciando sussistere e quindi quasi ammettendo, quelli rivolti a lui stesso. Si comporta come Scipione che affrontò i Cartaginesi non in Italia, ma in Africa. In guerra tale diversione a volte può anche dimostrarsi utile. Nel contendere non va bene, perché non si fa nulla contro i rimproveri ricevuti e che ascolta viene a sapere le magagne di entrambe le parti. Nel disputare è in genere usata solo la faute de mieux.
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