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Posts Tagged ‘Bill Clinton’

Questo articolo è tratto da un quotidiano che non è sicuramente accusabile di essere anti americano, il che rende ancora meno spiegabile (o, meglio, spiegabilissimo?) il perché dell’intervento statunitense volto a esautorare Bashar al-Assad e a sostituirlo con un politico più vicino agli interessi di Washington.

Sebastiano Caputo, Il Giornale, 6 ottobre 2015

In Medio Oriente, nell’universo politico di cultura laica, sono tante e spesso in conflitto tra loro, le personalità che si sono elevate al di sopra delle nazioni per incarnare l’ideale panarabo. Ahmed Ben Bella in Algeria, Gamal Abdel Nasser in Egitto, Saddam Hussein in Iraq, Muammar Gheddafi in Libia, Hafez Al Assad in Siria. Gli uomini passano, le idee restano. Di fronte ai grandi sconvolgimenti della regione, il più delle volte rimodellata dall’esterno, un solo gruppo politico è riuscito a conservarsi nel tempo e a mantenere viva la fiamma di un pensiero politico che ancora oggi appare profondamente attuale. È la storia del Baath, il partito che attualmente governa in Siria e che fa capo al presidente Bashar Al Assad. Nato nel Rashid Coffee House di Damasco (divenuto successivamente il Centro Culturale Sovietico), dove ogni venerdì un gruppo di giovani studenti provenienti da tutto il Paese – comprese le piccole delegazioni di Giordania, Libano e Iraq – il Baath si riunisce intorno a Michel Aflaq (1910-1989) e Salah Al Bitar (1912-1980), due insegnanti damasceni, rispettivamente di confessione cristiana e islamica, che si erano conosciuti a Parigi quando frequentavano le aule universitarie della Sorbona.

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Rita Di Leo, Il Manifesto, 25 luglio 2015

Da dove comin­ciare per capire lo stato delle cose di oggi, tor­nate nel tempo di ieri? E quale chiave sce­gliere per capire? Le guerre di reli­gione del sei­cento euro­peo, non più tra pro­te­stanti e cat­to­lici, ma tra sun­niti e sciiti? La poli­tica di potenza tra Ame­rica e Paesi Arabi, tra Ame­rica e Rus­sia, tra la Ger­ma­nia e gli stati-nazione dell’Unione Euro­pea, non ancora vassalli?

Oppure la chiave è nel pri­mato dell’economia che ha fal­lito nella sua pro­pen­sione a gover­nare senza la poli­tica? Il potere senza poli­tica perde pre­sto legit­ti­mità. La per­dita di legit­ti­mità porta con sé la caduta della lega­lità e torna la forza come stru­mento per il con­trollo degli uomini. La poli­tica di potenza, al momento in così buona salute, testi­mo­nia quanto fra­gile è il potere delle élite finan­zia­rie. È un potere in grado di subire attac­chi che sono impre­vi­sti per­sino dai più geniali arti­sti degli algo­ritmi, gli attuali con­si­glieri delle élite. Sono colpi che aprono sce­nari di guerra. Guerre di indi­pen­denza, guerre di classe, guerriglie.

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