Posted in Pace e guerra, tagged Ahrar al-Sham, Akp, al Baghdadi, al-Qaeda, Angela Merkel, Arabia Saudita, Asia centrale, Bandar bin Sultan, Barack Obama, Bashar al-Assad, Car, Cia, Cipro, Claudia Roth, Conflict Armament Research, curdi, David Cameron, David Graeber, David Koranyi, Davis Center for Russian and Eurasian Studies, democrazia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Erdogan, Esercito siriano libero, Esl, estremismo islamico, Europa, Europa centrale, fonti rinnovabili, Foreign Military Studies Office, François Hollande, Francia, Gazprom, Giordania, Global Sustainability Institute, Golfo Persico, Governo regionale del Kurdistan, guerra d'Algeria, guerra di civiltà, Hillary Clinton, intelligence, Iran, Iraq, Isis, Israele, Italia, Jabhat al-Nusra, John Kerry, Jurgen Todernhofer, Krg, Kuwait, Libano, libertà di movimento, Londo School of Economics, Manuel Valls, Martin Dempsey, Medio Oriente, Mediterraneo, mercato nero, minaccia terroristica, Mit, Mitchell Orenstein, Nato, oleodotti, Palestina, Partito dei lavoratori del Kurdistan, petrolio, Pkk, Qatar, Regno Unito, rete salafita-jihadista, Rob Taylor, Ruskin, Russia, Schengen, sciiti, sciiti houti, Senato statunitense, sicurezza nazionale, Siria, Stati industrializzati, Stato di sicurezza, Stato islamico, Stuart Ramsey, sunniti, terrorismo jihadista, Turchia, Unione Europea, Usa, Wikileaks, Yemen, Ypg on 28/11/2015|
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Nafeez Ahmed, Oneuro, 28 novembre 2015
«Sosteniamo gli sforzi della Turchia nel difendere la propria sicurezza nazionale e combattere il terrorismo. La Francia e la Turchia sono dalla stessa parte nell’ambito della coalizione internazionale contro il gruppo terroristico ISIS». Dichiarazione del ministro degli Esteri francese, luglio 2015.
Come l’11 settembre 2001, anche il massacro del 13 novembre 2015 verrà ricordato come un momento di svolta nella storia mondiale.
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