Roberto Sommella, Huffington Post, 5 gennaio 2016
Non deve essere la Cina e la sua economia ombra in frenata a far paura a noi europei e ai mercati. Di incertezze provenienti dall’anno passato questo brevissimo scorcio di 2016 ne ha già ereditato un bel numero: se Pechino frena, i Brics non corrono, il Brasile e’ destinato a diventare un problema, la guerra all’Isis sta diventando globale all’interno stesso del mondo arabo.
Sono di fatto variabili incontrollabili. Ma Schengen no. Se salta il Trattato sulla libera circolazione delle persone, che è la base di tutto quanto è stato costruito nell’Unione Europea negli ultimi anni, anche e soprattutto a livello finanziario, salta direttamente l’euro. La convocazione di un vertice straordinario a Bruxelles, dopo la decisione della Danimarca e della Svezia di ripristinare di fatto i controlli alle frontiere, sembra in questo senso per ora poca cosa perché Bruxelles avrà vita assai difficile a convincere i paesi scandinavi a tornare sui loro passi, visto che persino la Finlandia, membro della moneta unica e storico alleato del rigore tedesco, sta considerando di uscire. Senza una vera presa di coscienza che questo sarà l’anno cruciale per la sopravvivenza del progetto comunitario ogni meeting sarà un inutile successione di dichiarazioni. Privare gli individui della libertà di movimento significherà trasformare l’euro, che abbiamo tutti in tasca, in un inutile monile di nickel buono per i musei.